Giorgio Enrico Cavallo

Le ultime parole di un condannato a morte

Carissima Angiolina,
Iddio vuole che io moia. E che vuoi farci? Consolati: prega per me: e quando io sarò in paradiso, pregherò per te, e per la prosperità della nostra famiglia. ho scritto alla moglie, e al cognato Gioanni Batista: e
tu ti regolerai secondo la loro istruzione. Frattanto venderai i libri al miglior prezzo e le altre cose che abbiamo in casa. In quanto ai libri, verrà l’abate prevosto ed il sig. curato, ed altri signori canonici miei assistenti, e l’instruiranno: e in quanto ai mobili, ne farai l’incanto secondo che ti farà dire o ti dirà il cognato e la moglie. Tu anderai con loro al Perretto, e farai compagnia alla moglie, ed aiuterai ad allevare il Carlo Giuseppe tuo nipote; il quale io ti raccomando: e crescendo ti assisterà nella tua vecchiaia, e starai bene.
ho lasciato qualche memoria al signor Curato, la quale eseguirai: e nominatamente in un tiratoio della scrivania portata da Sangiorgio vi sono alcune carte e lettere di genealogia di noi e della moglie: le quali sigillerai insieme, per lasciare al Carlo Giuseppe; acciocché sappia d’onde è sortito; e si ricordi de’ suoi maggiori, che erano onesta gente.
Un libro manoscritto, intitolato Notizie cronologiche del Boniscontri continuate dal Tenivelli sino al corrente anno, le darai al sig. vallin mio amico, acciocché le continui. Se qualche libro farà piacere al signor abate prevosto, od al signor Curato, [daglielo] che tale è mia volontà. Se non potrai farmi dire delle messe per miseria, basterà che me ne senta con divozione; e preghi per l’anima mia. Ti abbraccio caramente; e sarai felice appieno.
Moncalieri, la mattina della mia morte

Aff.mo fratello
Carlo Tenivelli

[Manoscritto alla biblioteca Reale di Torino, cit. in: G. E. Cavallo, La tirannia della libertà, 2015]