Giorgio Enrico Cavallo

Sulla necessità di nuove ricerche colombiane

La tesi che abbiamo seguito ci ha permesso di delineare l’intera vita di Colombo alla luce della sua ascendenza aristocratica, da famiglia monferrina. Va però ribadito che mancano ancora alcuni documenti essenziali per dirimere ogni dubbio. In primo luogo, manca un documento di nascita che assicuri la reale parentela di Cristoforo Colombo con i cosignori di Cuccaro Monferrato; è opportuno ricordare, però, che tale documento manca in ogni caso, sia per il Colombo genovese sia per ogni altro Colombo che la fantasia umana ha prodotto negli ultimi secoli. Vi sono poi alcune stranezze; tra esse, il testamento di Marietta dei marchesi di Ceva, signori di Lesegno, redatto in Cuccaro l’8 novembre 1457, sette anni dopo la scomparsa del marito Domenico: perché in esso non si citano né il figlio Cristoforo né gli altri figli, Giacomo e Bartolomeo? Eredi universali sono nominati le figlie Battistina e Bartolomea, moglie di Luchino Colombo di Cuccaro. A quella data, i tre fratelli avevano già lasciato Cuccaro? Erano forse a Savona? Mistero. Sono dell’idea che, estendendo ulteriormente la ricerca, si potrà trovare nuovo materiale che permetterà di rispondere a questi interrogativi; ma se la versione monferrina necessita di sola ricerca e pazienza per trovare definitiva conferma, la tesi “ufficiale” abbisogna allo stato attuale di un vero miracolo per essere creduta. Le probabilità che Colombo sia il figlio di un lanaiolo sono infatti così scarse da permettermi – ponendomi silenziosamente in coda a tanti valenti studiosi ed accademici – di sconfessare la tesi fino ad oggi data per vera, grazie in particolare all’eco mediatica del senatore Taviani. La versione monferrina è l’unica che permette di dissipare la gran parte delle incongruenze nella vita del Navigatore, coniugandosi felicemente anche alle molteplici voci di un Colombo savonese o piacentino. Nel gran valzer di date e di nomi, nel labirintico susseguirsi di grattacapi e misteri, il Colombo di Cuccaro è dunque la guida più sicura; il povero Cristoforo Colombo lanaiolo, invece, contribuisce a rendere sempre più caotico ed incomprensibile un quadro già di per sé confuso. Una clamorosa beffa generata dall’omonima! Il Colombo genovese è, a ben vedere, il più noto e studiato tra i milioni di umili popolani della storia europea. Di lui sappiamo tutto, o quasi; possiamo dire lo stesso dello Scopritore dell’America? È dalle parentele illustri del vero Colombo che deve proseguire la ricerca storica: notizie spesso dirimenti sono celate ancora nelle antiche carte e aspettano di essere riportate alla luce. La rotta per scoprire la verità su Colombo passa dalla polvere e dal silenzio dei vecchi archivi.

[G. E. Cavallo, Cristoforo Colombo il nobile, D’Ettoris Editori, Crotone 2021, p. 243]