Giorgio Enrico Cavallo

Cristoforo Colombo? Era nobile e piemontese del Monferrato

Da: Corriere della Sera, 14 giugno 2019

e: TorinoStoria, giugno 2019.

«Reale e Supremo Consiglio delle Indie» era il più importante organo amministrativo dell’impero spagnolo, che si estendeva su buona parte delle due Americhe. Davanti a questo Consiglio, portando con sé borse ingombre di documenti, scartoffie e pergamene, nel 1583 comparve un distinto gentiluomo piemontese, tal Baldassarre Colombo, che asseriva di essere parente del ben più famoso Colombo scopritore dell’America. Depositando i documenti sulla scrivania del Consiglio, Baldassarre chiese che venisse riconosciuta la sua legittima parte dell’eredità di Cristoforo Colombo, un patrimonio sconfinato che, per volontà testamentaria del celebre navigatore, morto nel 1506, poteva essere trasmesso soltanto agli eredi maschi della famiglia.

Indagine

Tutti i discendenti di Cristoforo erano ormai di sesso femminile, quindi l’aristocratico Baldassarre chiese una indagine genealogica perché fosse possibile giungere fino a lui, lontano discendente maschio di Cristoforo, con abitazione nel Monferrato alessandrino da ove — questa l’affermazione bomba — sarebbe stato originario Cristoforo stesso. Se in questa narrazione qualcosa vi sembra non quadrare, siete in buona compagnia: da molti secoli gli storici si interrogano sulle reali origini di Cristoforo Colombo. Secondo autorevoli studi il navigatore che cambiò le sorti del mondo non era affatto l’umile figlio di un cardatore di lana nato a Genova nel 1451, come alcune enciclopedie continuano a riportare ancor oggi. Studi approfonditi portano a propendere per l’ipotesi che Cristoforo fosse in realtà membro di una importante famiglia aristocratica del Marchesato del Monferrato in Piemonte: quella dei Colombo di Cuccaro.

Un convincimento antico

Tutta la storia delle tre caravelle e dell’approdo al Nuovo Mondo sarebbe insomma da riscrivere. In chiave piemontese. Gli anziani di Cuccaro Monferrato, 20 chilometri da Alessandria, si tramandano da secoli un racconto che inorgoglisce il paesino: lo scopritore dell’America era un loro compaesano, viveva in un castello ancora oggi parzialmente esistente. È un convincimento antico. Sarebbe stato lentamente cancellato dai liguri che, con il definitivo avallo a metà Novecento del ministro genovese Paolo Emilio Taviani, attribuirono a Genova lo scettro ufficiale di patria natale del grandissimo navigatore.

C’è anche Bettola nel piacentino (il paese edi Bersani)

Va detto che molte altre località si attribuiscono la paternità di Cristoforo Colombo: oltre a Genova, nella stessa Liguria avanzano pretese Savona, Albissola Marina, Cogoleto, Chiusanico. In provincia di Piacenza rivendica questo ruolo il comune di Bettola. Storiografie parallele attribuiscono a Colombo addirittura nazionalità portoghese, spagnola, polacca… E poi c’è Cuccaro, uno sconosciuto borgo agricolo del Monferrato. All’epoca di Cristoforo Colombo era sotto la signoria dei Paleologi. Convergono attorno a Cuccaro molte indipendenti linee di ricerca genealogica, ultimamente coordinate da un Centro Studi Colombiani Monferrini che ha prodotto 1200 pagine di documenti nell’arco di vent’anni.

Documenti frutto di meticolose ricerche negli archivi, spesso privati, che permettono di mettere in discussione la patria genovese. Perché tutto sarebbe frutto di un antico e incredibile errore: negli archivi genovesi compare davvero il nome di un Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, vissuto nella seconda metà del Quattrocentro come il navigatore; ma si tratterebbe di un’altra persona, un omonimo. A dirla tutta, è sempre piaciuta la narrazione di un Colombo figlio del popolo, che per propria geniale intuizione entrò nei libri di storia compiendo la scoperta geografica che ha rivoluzionato la storia. Va per la maggiore questo modo di raccontare la vicenda, ma non funziona. Nel Medioevo era ampiamente noto che la Terra è una sfera. Inoltre, quante probabilità esistono che l’umile Colombo potesse davvero farsi ricevere e convincere alla spedizione i Reali di Portogallo e Spagna (ma anche Francia e Inghilterra, tramite suo fratello Bartolomeo)? Come avrebbe potuto un ragazzo povero, senza entrature, studiare all’università di Pavia, sposare una ragazza della migliore aristocrazia, essere ricevuto dalle più grandi Corone del suo tempo? L’alternativa che provenisse da una famiglia aristocratica, con entrature nelle corti europee, è molto più convincente.

Famiglia aristocratica

Così i riflettori si accendono sulla famiglia dei nobili Colombo di Cuccaro, sottomessi al marchese del Monferrato quando avevano il controllo di venti castelli tra il Casalese, l’Astigiano e l’Alessandrino. Questa famiglia, della quale grazie alle ricerche compiute dal Centro Studi si conosce la genealogia fino al X secolo, aveva stretti legami con i Paleologi di Monferrato, con i genovesi Spinola e Fieschi. Ecco, così è più facile comprendere che Cristoforo ottenne colloqui con le Maestà Cattoliche delle grandi nazioni medievali.

La causa legale con la Spagna

Il paese di Cuccaro sarebbe stato probabilmente dimenticato se un’ottantina d’anni dopo la morte di Cristoforo Colombo non si fosse aperta, come abbiamo anticipato, una interminabile causa legale in Spagna per decidere a chi spettasse l’immensa eredità del navigatore. Saputo che nel 1578 era deceduto Diego, ultimo discendente maschio di Cristoforo, partì da Cuccaro il lontano parente Baldassarre Colombo per dimostrare la sua parentela con lo scopritore dell’America. Furono portate decine di testimonianze davanti al Consiglio delle Indie, e tutte concordavano sulla parentela tra i due e sulla effettiva presenza di Cristoforo nel castello di Cuccaro. Ad esempio, quella del nobile Antonino Pomo di Montemagno, il quale riferì che aveva anticamente parlato con i castellani di Cuccaro, i quali dicevano che da lì era partito un «huomo grande», che «si nominava don Christofero qual era stato l’inventore delle prime Indie». E Bongiovanni Cornacchia di Vignale Monferrato ricordò che un suo avo aveva conosciuto il giovane Cristoforo «il qual mio avo ragionando così più volte di dette Indie diceva che quelle furono ritrovate dal medesimo don Christoforo figliolo del detto signor Domenico delli signori di Cuccaro». Ogni testimone, a scanso di equivoci, era chiamato anche a specificare dove si trovasse questo sconosciuto paese di Cuccaro: «Io so molto bene che Cuccaro è situato nel ducato di Monferrato parte della Liguria secondo alcuni storici e distante dalla città di Genova 45 miglia d’Italia — confermò ad esempio il cavalier Gaio Antonio Maimone di Lu — e se il signor don Christoforo Almirante fu nelle Historie nominato genovese questo deve forse essere preceduto perché la vicinità di detto Cuccaro a Genova et per la parentela che anticamente è stata fra li signori de’ Colombi signori di detto castello con genovesi per causa di matrimoni».

Niente eredità ma riconoscimento della parentela

Dopo trent’anni di battaglie legali, il Consiglio deluse Baldassarre, cavillando per tagliarlo fuori dall’eredità. Comunque se ne tornò a casa con una dichiarazione importante del Consiglio delle Indie: la sua parentela con Cristoforo era riconosciuta e indiscutibile. È grazie agli atti dell’interminabile contenzioso legale che oggi possiamo ricostruire l’ascendenza di Colombo con più precisione. Sulla base degli atti processuali, gli assertori della ascendenza piemontese di Colombo possiedono ormai tutti i tasselli del puzzle e li hanno ordinati ottenendo un quadro coerente. Possono basarsi su ricerche di storici del calibro di Gian Francesco Galeani Napione, che studiò fin dall’inizio dell’Ottocento e pubblicò l’esito di queste ricerche incredibili. Cristoforo era figlio di Domenico Colombo, signore di Cuccaro, e di Marietta dei marchesi di Ceva, signori di Lesegno. Dunque, non di quella tale Susanna Fontanarossa che per lungo tempo è stata ritenuta la madre ligure del navigatore.

La vera madre di Colombo

La scoperta della vera madre di Colombo è recentissima: è comparso il nome nel 2006 in alcuni documenti conservati presso l’Archivio comunale di Casale Monferrato, ed è avvenuta conferma cercando negli Archivi dei marchesi di Ceva, signori di Lesegno. La vera identità della madre del navigatore permette di capire il perché lo scopritore del Nuovo Mondo portasse l’inconsueto nome di Cristoforo: si chiamava così anche suo nonno, il padre di mamma Marietta. Apprendiamo anche che l’Ammiraglio del Mare Oceano aveva rapporti di parentela stretti con le famiglie aleramiche piemontesi di Saluzzo, Ceva, del Carretto; era imparentato con i Monferrato e i Savoia, con le potenti famiglie genovesi degli Spinola e dei Fieschi. Ecco che appare un po’ più chiaro il perché egli ebbe accesso alle corti di Portogallo e Castiglia e perché i sovrani lo trattarono con tutte le dignità. Si spiega anche perché il navigatore – prima di diventare famoso – potè sposare un’aristocratica, Felipa Muñiz Pierestelo, appartenente ad una delle famiglie più in vista in Portogallo. (…)

Giorgio Enrico Cavallo